Il nuovo ruolo dell’Italia in un G7 allargato | Lo scenario di Carlo Pelanda

Sergio Mattarella ha correttamente annotato la tendenza di molte nazioni a esercitare la politica di potenza, criticandola. Ma così ha certificato l’esistenza di un nuovo scenario competitivo/conflittuale a cui l’Italia dovrà adattarsi creando una nuova istituzione di difesa attiva della ricchezza nazionale. Quale? Francesco Cossiga, nel suo ultimo periodo al Quirinale, mi chiese: guerra o […] L'articolo Il nuovo ruolo dell’Italia in un G7 allargato | Lo scenario di Carlo Pelanda proviene da Osservatorio Riparte l'Italia.

Gen 22, 2025 - 10:23
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Il nuovo ruolo dell’Italia in un G7 allargato | Lo scenario di Carlo Pelanda

Sergio Mattarella ha correttamente annotato la tendenza di molte nazioni a esercitare la politica di potenza, criticandola. Ma così ha certificato l’esistenza di un nuovo scenario competitivo/conflittuale a cui l’Italia dovrà adattarsi creando una nuova istituzione di difesa attiva della ricchezza nazionale.

Quale? Francesco Cossiga, nel suo ultimo periodo al Quirinale, mi chiese: guerra o pace future dopo la fine della Guerra Fredda e conseguenti linee guida per il suo ruolo di capo delle Forze Armate (c’era e c’è un’ambiguità costituzionale in materia) e del Consiglio supremo di difesa.

Risposi che la probabilità prevalente era di un futuro conflitto con le potenze emergenti e che la missione sarebbe stata quella di mettere in sicurezza l’Italia con le giuste alleanze, dando priorità alla tutela del modello economico trainato dall’export, difficilmente modificabile.

Due motivi: la perdita di scala ordinatrice mondiale della Pax Americana e la debellicizzazione delle democrazie.

La combinazione dei due fattori generava uno spazio per nuovi nazionalismi aggressivi.

Commentò pensoso: cioè il ritorno alla normalità storica sospesa dal monopolio statunitense della violenza.

Aggiunse che il potere americano non gli pareva in declino.

Risposi: perché allora, nel 1973, Henry Kissinger elaborò la dottrina, mai compiuta, del passaggio dalla gestione unica statunitense della sicurezza economica e militare del pianeta a una collettiva, con gli alleati?

Aveva dati proiettivi che mostravano sia le conseguenze deindustrializzanti della strategia del commercio internazionale asimmetrico (gli alleati potevano esportare di tutto in America senza obbligo di reciprocità per tenerli agganciati via incentivi), sia l’effetto destabilizzante delle troppe bare americane.

Cossiga lasciò l’incarico prima che finissimo l’analisi.

A metà degli anni ’90, chiesi al vice dell’ufficio scenari del Pentagono il possibile scenario futuro macro su cui l’ufficio stava lavorando.

Rispose “post-post-Cold War” per indicare che tutto sarebbe stato possibile, ma fece una lista dei nuovi pericoli, testimone il generale italiano Giuseppe Cucchi.

Mi permisi di aggiungerne uno: l’America si ribellerà al mondo da essa stessa creato, indebolendo l’alleanza delle democrazie se questa non si darà una nuova struttura.

Da lì iniziò il mio programma di ricerche, che oggi continua, riportato nei libri The Grand Alliance (2007) e Italia globale (2023), finalizzato a costruire una convergenza più profonda ed estesa tra le democrazie del G7 per contrastare il futuro disordine mondiale con una forza economica, finanziaria e militare prevalente.

Oggi l’Italia? Dovrebbe contribuire a una politica di potenza collettiva G7+ per sicurezza militare, economica e finanziaria.

Il governo appare ben orientato in questa direzione, ma serve all’Italia una nuova istituzione con potere cognitivo globale: un Consiglio per la sicurezza nazionale, con raggio esteso a economia e finanza.

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