Nucleare, ecco il ddl per il ritorno all’atomo “sostenibile”

Definire un quadro normativo “chiaro e organico” per il ritorno al nucleare, idoneo “ad attrarre investimenti privati e pubblici, oltre che a promuovere la competitività e l’efficienza del Paese”. Lo prevede lo schema di ddl delega al Governo “in materia di nucleare sostenibile” che il Mase ha inviato alla Presidenza del Consiglio e che dovrà […] The post Nucleare, ecco il ddl per il ritorno all’atomo “sostenibile” first appeared on QualEnergia.it.

Gen 23, 2025 - 14:51
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Nucleare, ecco il ddl per il ritorno all’atomo “sostenibile”

Definire un quadro normativo “chiaro e organico” per il ritorno al nucleare, idoneo “ad attrarre investimenti privati e pubblici, oltre che a promuovere la competitività e l’efficienza del Paese”.

Lo prevede lo schema di ddl delega al Governo “in materia di nucleare sostenibile” che il Mase ha inviato alla Presidenza del Consiglio e che dovrà essere esaminato “nel primo Cdm utile”, come annunciato ieri in audizione dal ministro Pichetto (in basso il testo e la relazione illustrativa).

Il programma per il ritorno al nucleare oggetto della delega, però, verosimilmente avrà tempi lunghi: i relativi decreti legislativi dovranno essere adottati entro due anni dall’entrata in vigore della legge proposta, che deve ancora iniziare il suo iter.

Eventuali incentivi e superamento dei referendum

Composto di quattro articoli, il ddl consente di intervenire sulla materia “senza alcun rischio che i precedenti referendari possano costituire un ostacolo”.

L’esito dei referendum che hanno detto “no” all’atomo, infatti, “potrebbe rilevare solo se, nel corso del tempo, non si fosse determinato, successivamente all’abrogazione, alcun mutamento né del quadro politico né delle circostanze di fatto”, si argomenta citando la sentenza della Corte costituzionale 199/2012.

Il ddl, invece, si innesta su una situazione energetica diversa, nella quale, per il Mase, il nucleare sembra indispensabile e prevede, si legge sempre nella relazione illustrativa, “una cesura netta rispetto agli impianti nucleari del passato”, destinati alla dismissione, mentre si concentra su impianti non ancora in fase commerciale, come gli SMR (Small Modular Reactor), gli AMR (Advanced Modular Reactor), i microreattori e l’energia da fusione.

Per queste tecnologie, si spiega, “potranno essere definite e disciplinate eventuali modalità di sostegno”, che affianchino la “fondamentale” iniziativa economica privata, sia per la ricerca che per la produzione.

Il programma da scrivere

In concreto, il ddl prevede l’istituzione di un’autorità indipendente, competente per la sicurezza nucleare, con compiti di regolazione, vigilanza e controllo, e una delega a stilare un programma nazionale “finalizzato allo sviluppo della produzione di energia da fonte nucleare che concorra alla strategia nazionale per il raggiungimento degli obiettivi di neutralità carbonica al 2050”.

Tra le varie cose che il programma dovrà definire, vi sono procedimenti abilitativi integrati di competenza del Mase e – cosa che sembra aprire la possibilità di fare le centrali all’estero – il riconoscimento di titoli abilitativi rilasciati dalle autorità di uno Stato estero sulla base di accordi.

Il programma, inoltre, dovrà prevedere che i promotori dei progetti nucleari forniscano adeguate garanzie finanziarie e giuridiche per coprire i costi di costruzione, gestione e smantellamento degli impianti e per i rischi, anche non direttamente imputabili a loro, derivanti dall’attività nucleare.

Altra previsione riguarda compensazioni per i territori e “campagne di informazione generali alla popolazione sull’energia nucleare e specifiche rispetto ai territori interessati dagli impianti, con particolare riferimento alla relativa sicurezza e sostenibilità”.

Propaganda e costi

Il ddl, nella relazione illustrativa, è generosamente corredato dalla nota propaganda pro-atomo cui questo governo ci ha abituato e rilancia gli scenari tracciati nel Pniec, secondo i quali, al 2050, l’atomo potrà coprire tra l’11% e il 22% della domanda, con 8-16 GW di capacità nucleare installata.

Ad esempio, il Mase avverte che l’elettrificazione dei processi produttivi con energia decarbonizzata “difficilmente” si potrà fare con le sole rinnovabili, e si propone il nucleare come soluzione contro il caro energia e per l’indipendenza energetica.

A smentire questa visione, ricordiamo, sono i costi attuali di Fer e accumuli. A fronte di 8-16 GW di nucleare che forse si faranno da qui al 2050, nel solo 2024 le rinnovabili hanno aggiunto 7,5 GW di potenza e lo storage è cresciuto di 2,1 GW.

Oggi l’elettricità prodotta da nuove centrali nucleari in Europa (con le tecnologie mature esistenti) sarebbe di 170 $/MWh, contro i 50 $/MWh del fotovoltaico, stima, ad esempio, la recente analisi della coalizione 100% Rinnovabili Network.

Per fare il confronto con una produzione continua, invece, il fotovoltaico con batterie, in grandi impianti a terra, già nella prima metà del 2024, aveva raggiunto un LCOE tra 60 e 108 €/MWh, secondo il Fraunhofer Institute.

Le nuove tecnologie nucleari come gli SMR, che lo stesso Mase ammette non potranno entrare in esercizio prima del prossimo decennio, invece, in una stima particolarmente ottimistica come quella di Edison, Ansaldo e TEHA, produrranno a circa 90-110 €/MWh, se e quando raggiungeranno la maturità commerciale.

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