Caso Najeem Almasri: la Corte penale internazionale chiede spiegazioni all’Italia

La Corte penale internazionale (Cpi) dell’Aja ha chiesto all’Italia di spiegare i motivi della scarcerazione “senza preavviso o consultazione” del generale libico Najeem Osama Almasri Habish, il capo della Polizia giudiziaria di Tripoli accusato di tortura nei confronti dei migranti arrestato il 19 gennaio a Torino, rilasciato due giorni dopo e rimandato in Libia addirittura […]

Gen 23, 2025 - 10:13
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Caso Najeem Almasri: la Corte penale internazionale chiede spiegazioni all’Italia

La Corte penale internazionale (Cpi) dell’Aja ha chiesto all’Italia di spiegare i motivi della scarcerazione “senza preavviso o consultazione” del generale libico Najeem Osama Almasri Habish, il capo della Polizia giudiziaria di Tripoli accusato di tortura nei confronti dei migranti arrestato il 19 gennaio a Torino, rilasciato due giorni dopo e rimandato in Libia addirittura con un volo di Stato.

“La Corte sta cercando, e deve ancora ottenere, una verifica dalle autorità sui passi presumibilmente intrapresi”, si legge in un comunicato diramato dall’Aja. “La Corte ricorda il dovere di tutti gli Stati membri di cooperare pienamente con la Corte nelle sue indagini e nei suoi procedimenti penali”.

La Camera preliminare della Corte dell’Aja aveva emesso un mandato di arresto nei confronti del generale libico il 18 gennaio scorso. “Presumibilmente a capo delle strutture carcerarie di Tripoli, dove migliaia di persone sono state detenute per periodi prolungati, Almasri è sospettato di crimini contro l’umanità e crimini di guerra, tra cui omicidio, tortura, stupro e violenza sessuale, presumibilmente commessi in Libia dal febbraio 2015 in poi”, ricorda la Corte penale internazionale, che procede poi a ricostruire la vicenda.

“La Camera ha ritenuto che i crimini indicati nel mandato siano stati commessi personalmente da Almasri, su suo ordine o con l’assistenza di membri delle Forze Speciali di Deterrenza, note anche colloquialmente come RADA  o SDF/RADA”, ricorda la Cpi. “I crimini hanno avuto luogo nella prigione di Mitiga contro persone incarcerate per motivi religiosi (come essere cristiani o atei); per le loro presunte violazioni dell’ideologia religiosa delle SDF/RADA (ad esempio, perché sospettate di ‘comportamenti immorali’ e di omosessualità); per il loro presunto sostegno o affiliazione ad altri gruppi armati; a scopo di coercizione; o per una combinazione di questi fattori”.

Il 18 gennaio, ricorda la Corte penale internazionale, “la Cancelleria della Cpi, agendo in consultazione e coordinamento con l’Ufficio del Procuratore e sotto l’autorità della Camera preliminare, ha presentato una richiesta di arresto del sospettato a sei Stati membri, tra cui la Repubblica Italiana”.

“Il sospettato è stato localizzato a Torino, Italia, nelle prime ore di domenica 19 gennaio 2025 ed è stato arrestato dalle autorità italiane”, prosegue il comunicato dell’Aja. “Il sospettato è stato trattenuto in custodia in attesa del completamento delle procedure nazionali richieste relative al suo arresto e alla sua consegna alla Corte” che, “su richiesta e nel pieno rispetto delle autorità italiane, si è deliberatamente astenuta dal commentare pubblicamente l’arresto”.

“Il 21 gennaio 2025, senza preavviso o consultazione con la Corte, Almasri è stato rilasciato e riportato in Libia”, denuncia la Cpi. “La Corte sta cercando, e deve ancora ottenere, una verifica dalle autorità sui passi presumibilmente intrapresi”.

La mancata convalida dell’arresto è stata decisa dai giudici della Corte d’appello di Roma, che l’hanno motivata con la mancanza di interlocuzione con il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, titolare dei rapporti con la Cpi, prima dell’arresto dell’uomo, che è stato così rilasciato e rimpatriato a Tripoli su un volo di Stato, per ragioni di urgenza e sicurezza, vista la pericolosità del soggetto e i rischi di un eventuale trasporto su un volo di linea.

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