Blockchain, asset finanziari digitali in crescita con le nuove regole europee
La finanza cavalca con sempre maggior convinzione la blockchain in chiave di trasparenza ed efficacia. In un clima di apparente immobilismo per la tecnologia a registri distribuiti, è proprio il settore dei servizi finanziari a fare da pioniere con la tokenizzazione degli strumenti finanziari a fare breccia, grazie anche al quadro regolamentare europeo. A partire […] L'articolo Blockchain, asset finanziari digitali in crescita con le nuove regole europee proviene da Iusletter.
La finanza cavalca con sempre maggior convinzione la blockchain in chiave di trasparenza ed efficacia. In un clima di apparente immobilismo per la tecnologia a registri distribuiti, è proprio il settore dei servizi finanziari a fare da pioniere con la tokenizzazione degli strumenti finanziari a fare breccia, grazie anche al quadro regolamentare europeo.
A partire da colossi globali come BlackRock o Franklin Templeton per quanto riguarda le quote di fondi fino ad attori consolidati più locali come Bbva, Boerse Stuttgart e, in Italia, Intesa Sanpaolo con Cdp per le digital securities, sono diversi i soggetti che nel corso del 2024 si sono avventurati su questa strada. Così come si stanno sviluppando le infrastrutture adeguate. In Europa il Dlt Pilot Regime ha creato le condizioni per lo sviluppo della gestione dell’intera catena del processo e la fintech 21X ha sviluppato la prima infrastruttura Dlt europea che integra trading e post-trading. Ma cresce anche la tokenizzazione degli asset non finanziari, per certificare la tracciabilità e la sostenibilità dei prodotti.
Con una crescita del 43%, la tokenizzazione di asset finanziari si è rivelato il trend principale nell’ambito dei progetti di blockchain per il business, che l’anno scorso hanno coperto la metà del totale che a livello globale ha segnato un incremento contenuto al 3,5%, accompagnato una flessione del 43% delle sperimentazioni, dato che denota una scarsa fiducia delle aziende nella tecnologia. A rilevarlo è l’Osservatorio Blockchain e Web3 del Politecnico di Milano, che sarà reso noto venerdì.
La corsa di bitcoin nel corso del 2024 ha spinto anche sull’offerta di servizi accessori, come l’accesso agli exchange e ai servizi di custodia, da parte delle banche tradizionali di fronte all’aumento della richiesta degli investitori. In questo ambito è da sottolineare anche il crescente interesse per le stablecoin, le valute digitali legate a monete ufficiali, che fanno da ponte tra finanza tradizionale e decentralizzata. Ma che vengono utilizzate dalle banche anche per ottimizzare i processi di settlement interbancari e di pagamento. Le stablecoin, il cui valore è lievitato del 57% a una capitalizzazione di 205 miliardi di dollari, permettono anche agli attori tradizionali di familiarizzare con il futuro delle valute digitali di Banca centrale. La finanza la fa da padrone anche per quanto riguarda il Web3, dove gli utenti attivi di applicazioni decentralizzate sono balzati in un anno da tre a 19 milioni, con un patrimonio investito (total value locked) raddoppiato a 140 miliardi di dollari.
«Le applicazioni in ambito finanziario dimostrano che è in atto un trend più disruptive e questo potrà fare da traino all’adozione più estesa della blockchain: la diffusione di strumenti come criptovalute, stablecoin e wallet potrebbe sbloccare utilizzi come l’identità digitale o gli asset non finanziari», commenta Giacomo Vella, direttore dell’Osservatorio del Politecnico.
La tokenizzazione come volano per migliorare l’efficienza dei mercati finanziari, primari e secondari, è riconosciuta come elemento che potrà diffondere non solo la semplificazione e trasparenza, ma anche per ampliare l’accesso agli investimenti, pure per quanto riguarda asset tradizionalmente illiquidi, anche dal rapporto dedicato al Web3 del Cetif, centro di ricerca in ambito finanziario dell’Università Cattolica. «Sebbene l’adozione della blockchain sia ancora limitata, il suo potenziale di trasformare il mercato delle digital securities è enorme. L’integrazione con sistemi come l’euro digitale e l’Eudi Wallet potrebbe consentire la creazione di un mercato paneuropeo unificato, eliminando inefficienze e disallineamenti normativi», si afferma nel report.
L’Italia si conferma piuttosto diffidente nell’adozione della blockchain, con investimenti che arrivano a 40 milioni di euro, un valore in crescita del 5%, ma non sufficiente per stare al passo con altri Paesi europei che invece stanno investendo in maniera più convinta. In un periodo di grande hype attorno a bitcoin, l’incertezza e la scarsa chiarezza delle posizioni tiene lontani anche dalle criptovalute: a dispetto di un bitcoin che ormai veleggia sopra quota 100mila dollari, i possessori in Italia hanno registrato, secondo l’Osservatorio, una flessione da 3,6 a 2,7 milioni a fine 2024.
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