Cosa manca in Italia per far crescere il mercato dei PPA?
In Italia i PPA da privati, al momento frenati anche dalla concorrenza di Fer X ed Energy Release, per decollare hanno bisogno innanzitutto di un sistema di garanzie. La nuova norma del Dl Emergenze, che fa del Gse il garante di ultima istanza in questi contratti, è una novità positiva, ma resta in sostanza tutta da […] The post Cosa manca in Italia per far crescere il mercato dei PPA? first appeared on QualEnergia.it.
In Italia i PPA da privati, al momento frenati anche dalla concorrenza di Fer X ed Energy Release, per decollare hanno bisogno innanzitutto di un sistema di garanzie.
La nuova norma del Dl Emergenze, che fa del Gse il garante di ultima istanza in questi contratti, è una novità positiva, ma resta in sostanza tutta da scrivere.
Intanto, nel nostro Paese, ancora non si vede una delle incarnazioni più interessanti delle compravendite a lungo termine di energia pulita: i PPA 24/7, che garantiscono di acquistare energia da rinnovabili in ogni momento, grazie all’integrazione di rinnovabili da fonti diverse, storage e demand response.
Qui uno degli ostacoli è che in Italia ancora non si possono realizzare impianti ibridi ad esempio di eolico e fotovoltaico: ancora si attende la delibera Arera che lo permetterebbe.
Esperto energetico che non ha bisogno di presentazioni, G.B. Zorzoli ha vissuto e spesso anticipato i cambiamenti del sistema energetico italiano dal 1960, già quando era docente di fisica nucleare al Politecnico di Milano, fino ad oggi, in qualità di consigliere scientifico di diverse tra le principali associazioni del settore, oltre a proseguire la sua attività di saggista.
Dato che promuove i PPA da quando in Italia la sigla era ancora quasi sconosciuta, gli abbiamo chiesto come vede la situazione oggi, ricordando che mercoledì 15 gennaio (ore 17) si svolgerà un webinar sul tema organizzato da QualEnergia.it insieme a NetZero Milan, l’evento fieristico che avrà luogo a maggio.
Professor Zorzoli, lei è stato tra i primi, in tempi non sospetti, a evidenziare come il meccanismo del prezzo marginale sarebbe diventato incompatibile con un sistema elettrico centrato sulle fontirinnovabili, che hanno alti costi fissi e bassi costi marginali. Sono passati molti anni e c’è stata una riforma del mercato elettrico a livello Ue. Si sta affrontando questa criticità in maniera adeguata?
No, quella riforma è stata una grande delusione. Si è voluto accontentare tutti, ad esempio ammettendo il nucleare ai Cfd, ma soprattutto si è mancato l’obiettivo principale, l’integrazione dei mercati elettrici.
Non si è poi data la centralità che serviva ai PPA e il risultato è che il mercato, in un certo senso, si è vendicato: in Paesi come Spagna, Germania e Portogallo, con una copertura delle rinnovabili di oltre il 60% della domanda elettrica, si è avuto un rilevante effetto depressivo sui prezzi, in Spagna un calo del 40%… In Italia questo non accade ancora, dato che, stando ai dati dei primi undici mesi del 2024, la produzione rinnovabile è al 42% della domanda. Ma accadrà.
Cosa serve per far decollare i PPA nel nostro paese?
Garanzie. La Spagna ha una capacità coperta da PPA enormemente superiore a quella italiana perché ha da tempo introdotto garanzie pubbliche a supporto sia del venditore che dell’acquirente, addirittura per le piccole e medie imprese. Ha attuato la legge europea per cui la Cassa depositi e prestiti spagnola è ora garante per le piccole aziende spagnole.
In Italia il nuovo dl Emergenze, attualmente in fase di conversione, prevede qualcosa del genere? Sarà il Gse a fare da garante di ultima istanza sui PPA? E ciò potrebbe funzionare per sbloccare il mercato anche da noi?
È un primo passo avanti, ma va sottolineato che si rimanda a un decreto applicativo, per cui tutto è da definire, prima di capire quanto questo potrà spingere la crescita dei PPA. Positivo è che il ruolo di garante vada al Gse, che sotto l’attuale presidenza sta spesso rimediando ai vuoti del governo, penso ad esempio all’“invenzione” delle comunità energetiche nazionali.
Nel frattempo in Italia si stanno mettendo in campo altri strumenti, che da una parte aiutano ad allontanarsi da MGP, portando l’auspicato disaccoppiamento dei prezzi di elettricità e gas, ma dall’altra sembrano frenare lo sviluppo dei PPA tra privati: l’Energy Release e i Cfd del decreto Fer X in arrivo…
Sono piuttosto critico sui vari Fer X: sono uno strumento valido, in mancanza di meglio, però con queste misure è il governo che decide quanta capacità mette in gara, quante volte farlo, eccetera. Visto che in questo Paese abbiamo governi, soprattutto l’attuale, non così interessati a un rapido sviluppo delle rinnovabili, non mi sembra opportuno seguire questa strada regolata, mentre quella dei PPA tra privati in altri Paesi ha dimostrato di funzionare, ovviamente dando le adeguate garanzie.
Dare garanzie, ma anche diffondere contratti standard: i Cfd pubblici a quel punto dovrebbero essere banditi solo per supplire a eventuali carenze di PPA privati. La verità è che in Italia c’è un convitato di pietra che decide molto e che frena i cambiamenti del mercato: noi abbiamo Eni, mentre nei Paesi che hanno fatto decollare i PPA non ci sono grandi aziende fossili del genere tra le più influenti a livello nazionale. Si veda anche come si sono disinnescati i prezzi zonali…
Intende l’introduzione dei prezzi zonali sugli acquisti, scattata dal primo gennaio 2025?
Sì, come sappiamo deriva da una condizione imposta dall’Ue per approvare il Pnrr. L’Italia l’ha attuata, ma il meccanismo di perequazione disposto da Arera ne svuota l’effetto. Peccato, perché avrebbe potuto portare a benefici sui prezzi nelle zone in cui si installano più rinnovabili, come ad esempio la Sicilia.
Una tendenza che si sta osservando è quella dei PPA 24/7, che garantiscono che l’energia consumata venga da rinnovabili in ogni ora della giornata, 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Ma in Italia ancora non se ne sono visti. Cosa manca?
Come per i PPA in generale, come detto, mancano le garanzie, anche perché si tratta di configurazioni più complesse in cui, nell’offerta, si devono spesso abbinare eolico, fotovoltaico, batterie e demand response.
Oltre al ritardo sulla demand response, un grande freno in Italia è poi che ancora non si possono fare impianti ibridi eolico-fotovoltaico. Questo solo perché Arera ancora non approva la delibera che permetterebbe di farlo. Un’attesa che crea un grosso danno perché, data la complementarietà temporale delle due fonti, poter fare impianti fotovoltaici dove ci sono parchi eolici sarebbe un’ottima soluzione, che contribuirebbe anche ad alleviare il problema dei tempi e dei costi delle connessioni.The post Cosa manca in Italia per far crescere il mercato dei PPA? first appeared on QualEnergia.it.
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